POLIZIA NELLA STORIA

Posts written by giacal

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    Nell’estate del 1964 si concludeva il termine ultimo per presentare la domanda di ammissione al Primo Corso per allievi Ufficiali del Corpo delle Guardie di PS: il primo Gennaio dell’anno successivo, un gruppo di giovani speranzosi varcava i cancelli della nuovissima Accademia, il più giovane istituto di formazione per ufficiali nel panorama dei corpi militari., dislocato nella palazzina gemella alla caserma “Maurizio Giglio” di via Guido Reni in Roma, già sede della scuola Ufficiali e sottufficiali di PS. (1)

    Nell’ambito della riorganizzazione della Pubblica Sicurezza, l’Accademia avrebbe dovuto formare i nuovi ufficiali della componente militare dell’Amministrazione che, fino ad allora, erano stati reclutati fra gli ufficiali delle altre forze armate (2) e, solo residualmente, tra i sottufficiali del corpo stesso (3). Era una riforma che guardava al futuro, ed i cui esiti emersero, infatti, qualche anno dopo, quando si iniziò a parlare di smilitarizzazione e sindacalizzazione della Polizia (4). Negli anni ‘50 e ‘60, e per buona parte degli anni ‘70, comunque, le funzioni di comando, nel corpo delle Guardie di PS, furono affidate agli ufficiali che si erano arruolati nel dopoguerra, con una formazione quasi puramente militare, ben più adatta al governo di reparti di fanteria che di poliziotti.

    L’Accademia, grazie ad accordi con l’università, permetteva, al termine del periodo di studi, di vedere riconosciuti molti degli esami sostenuti, utili per il conseguimento della laurea in giurisprudenza. Il percorso formativo era articolato un primo biennio, durante il quale i frequentatori erano “allievi ufficiali”, ed al termine conseguivano la nomina a sottotenente, potendo così accedere ad un ulteriore biennio di corso, che li avrebbe licenziati quali tenenti del corpo delle Guardie di P.S.. Gli ufficiali affiancavano così, alla formazione strettamente militare, che fino ad allora era stata ritenuta di prevalente importanza, una cultura da veri poliziotti, che avrebbe dovuto liberarli dal giogo del militarismo.

    Ma l’idea dell’Ufficiale “duro”e “severo” era così radicata all’interno del corpo anche a causa della struttura di funzionamento dell’Amministrazione, essa, infatti, pur composta principalmente da militari, era diretta, nelle specifiche funzioni di polizia sia di sicurezza che giudiziaria, da personale civile: i Funzionari di Pubblica Sicurezza; all’ufficiale delle guardie di PS rimanevano, pertanto, i compiti più odiati: governare, inquadrare ed esercitare la disciplina nei confronti della truppa, mansioni sempre più frustranti se si pensa all’alto livello del percorso di studi dell’Accademia, che comprendeva materie professionali come Diritto di Polizia, Penale, medicina Legale, sociologia, etc..

    12 corsi per oltre 400 ufficiali formati, fino al 1977, quando il 12° corso seppe che sarebbe stato l’ultimo: molti erano stati i disegni di legge sulla smilitarizzazione presentati in parlamento ed infatti, nel 1981, venne varato il “Nuovo Ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza”, che smilitarizzava la componente militare dell’Amministrazione e creava la Polizia di Stato, all’interno della quale confluirono, con varie criticità ancora del tutto non risolte, le varie componenti della Pubblica Sicurezza.

    Così anche i due istituti di formazione dei dirigenti, l’Accademia e la Scuola Superiore di Polizia, vennero, nel 1982, unificati nella sede dell’Accademia, in via Pier della Francesca in Roma, assumendo la denominazione di Istituto Superiore di Polizia, fino al 2006, quando con DPR 256/2006, si tornò al tradizionale (ed attuale) “Scuola Superiore di Polizia” (5). La Scuola ha rango di Direzione Centrale all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è diretta da un Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza.

    All’interno della Scuola vi è il Sacrario dei Caduti della Polizia di Stato nonché una biblioteca con alcuni antichi e rari volumi già patrimonio della Scuola Tecnica del 1902.

    Per la Redazione Polizianellastoria: Marco Pitzolu



    Note al testo.

    1) La Scuola Sottufficiali verrà poi, nel 1969, trasferita presso la struttura di Nettuno, sede dell’attuale Istituto per Ispettori.

    2) I sottotenenti ed i tenenti delle altre FFAA che aspiravano alla nomina in S.P.E. nel corpo delle Guardie di P.S., frequentavano un corso della durata di 3 mesi presso la scuola Ufficiali.

    3) Questi frequentavano un corso della durata di un anno.

    4) Molti fra gli ufficiali del corpo che si erano formati in accademia parteciparono ai comitati per la sindacalizzazione della Polizia.

    5) Erede diretta della Scuola Tecnica diretta da Salvatore Ottolenghi, aveva sede in Roma nel quartiere EUR ed era destinata alla formazione dei Funzionari di PS e delle Ispettrici del corpo di Polizia Femminile. L’edificio che la ospitava divenne poi sede della CriminalPol.
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    La Redazione di Polizianellastoria è lieta di pubblicare questo scritto di Mauro Citati, Vice Presidente Sezione ANPS di Avellino, da lui gentilmente trasmesso.

    Mauro Citati, Vice Presidente Sezione ANPS di Avellino

    L’Ordinamento speciale. Riflessioni sulla Polizia a quarant’anni dalla Riforma 121/81

    Il 10 aprile la Polizia di Stato celebra la festa della propria fondazione. Tale data si riferisce alla pubblicazione in G.U. della Legge 01/04/1981, n.121 (Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza), conosciuta dagli addetti ai lavori semplicemente come “la riforma”, in luogo dell’11 luglio, giorno effettivo della originaria istituzione (L. 11/07/1852, n. 1404). La ricorrenza di quest’anno assume un rilievo ancora più marcato in quanto coincide con il quarantennale dell’approvazione della legge, rappresentando una buona occasione per qualche spunto di riflessione sui cambiamenti che essa ha apportato e sull’essenza stessa della Polizia.

    In base al dettato della 121/81, la Polizia di Stato è una forza di polizia facente parte dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza e per essa diretta da un apposito Dipartimento del Ministero dell’Interno. Come specifica l’articolo 3, «l’Amministrazione della pubblica sicurezza è civile ed ha un ordinamento speciale». In questo articolo cercheremo di mettere in evidenza come nelle stesse intenzioni del Legislatore non vi fosse tuttavia la volontà di stravolgere completamente l’inquadramento gerarchico e l’organizzazione di tipo militare, che restano a tutt’oggi elementi importanti dell’identità della Polizia.

    Da un punto di vista storico, innanzitutto, l’odierna Polizia di Stato risulta l’erede delle formazioni di polizia che sotto le diverse denominazioni si sono succedute sin dalla fondazione nel 1852. Nella sua bisecolare storia, il sistema ordinativo del Corpo di Polizia ha subito mutamenti in linea con l’evoluzione statuale italiana, mantenendo tuttavia un’organizzazione di tipo militare e per 41 dei suoi 169 anni di vita risultando militare anche in senso proprio e giuridico. In due distinte fasi della storia nazionale, infatti, la componente maggioritaria della Polizia era inquadrata quale parte integrante delle Forze armate: dal 1919 al 1922, con il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza; e dal 1943 al 1981, con il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.

    In tali periodi storici sulle mostreggiature venivano adottate le stellette, simbolo per eccellenza appunto delle Forze armate. Non rientrava invece in questo inquadramento una componente minoritaria, costituita dal Ruolo dei Funzionari di P.S. e dal Corpo di Polizia Femminile, già assoggettati allo stato giuridico civile. A testimonianza dell’organizzazione e dell’impiego della componente militare della Polizia, giova ricordare la sua partecipazione al Servizio Informazioni nel primo conflitto mondiale, nonché ai combattimenti nel secondo con l’utilizzo di due battaglioni. Degna di menzione è anche la Bandiera di Guerra del Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza, risalente alla Grande Guerra e di recente recuperata e condotta al Sacrario delle bandiere.

    Nei cambiamenti normativi intercorsi nel Novecento prima della 121/81, le varie modificazioni erano sempre mutuate dall’ordinamento militare. E non poteva essere altrimenti, trattandosi di una Forza a carattere nazionale, dotata di armamento, uniforme, reparti organici, specialità e nuclei ad alto rischio, i cui requisiti e principi organizzativi rispecchiano i tratti caratteristici dell’essere militari: gerarchia, disciplina, subordinazione. Tutto questo patrimonio storico, organizzativo ed etico-culturale è stato conservato e valorizzato proprio da alcuni significativi passaggi dell’Ordinamento speciale dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza scaturito dalla riforma.

    Leggendo con attenzione il testo di legge e i successivi regolamenti e DPR si possono riscontrare infatti numerosi elementi che indicano la persistenza di aspetti militari. Ad esempio, i reati propri dell’appartenente alla Polizia di Stato sono trattati dall’art. 72 all’art. 79 della 121/81. Essi configurano una serie di ipotesi comportamentali che, «per lo più considerate reati nell’ambito dell’ordinamento militare […] assumono una veste di specificità, nel senso che possono essere commessi soltanto dall’appartenente alla Polizia di Stato». Si tratta, fra gli altri, dell’abbandono del posto (art. 72), del movimento non autorizzato di reparto (art. 75), delle alterazioni di armi o munizioni (art. 77), fino alla possibilità, per l’appartenente alla Polizia riconosciuto colpevole di reati, di scontare la pena detentiva in stabilimenti penali militari (art. 79). Sono chiaramente tutte ipotesi di reato – e di sanzione – di origine militare che mai potrebbero essere compiute da un generico impiegato civile dello Stato e che appunto per questo sono transitate nell’Ordinamento speciale.

    In un altro passaggio della legge, allorché si definisce il trattamento economico del personale, si fa riferimento all’applicazione agli appartenenti della Polizia di norme per gli impiegati civili nei seguenti termini: «Al personale appartenente ai ruoli dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, per quanto non previsto dalla presente legge, si applicano, in quanto compatibili, le norme relative agli impiegati civili dello Stato». (Art. 23, c. 4). Il testo suggerisce quindi che l’assoggettamento alla normativa civile non è un automatismo totalizzante, ma si verifica solo in quanto compatibile con l’Ordinamento speciale.

    Tracce della tradizione militare della Polizia si trovano anche nel del D.P.R. 24/04/1982, n. 335. A proposito dei richiami in servizio del personale, l’art. 59 dispone infatti che, per speciali esigenze di servizio, «il Ministro dell’interno può, sentiti gli interessati, richiamare coloro che abbiano prestato servizio nei ruoli degli agenti ed assistenti e dei sovrintendenti». Si tratta di un evidente lascito del periodo anteriore alla 121/81, quando la Polizia, in quanto parte integrante delle Forze Armate, disponeva di una forza in congedo (Art. 36 L. 26/07/1961, n.709): quest’ultima non è più prevista dopo la riforma, ma è rimasta la facoltà, tipica degli organismi militari, di richiamare personale cessato dal servizio.

    Ancora più rivelatore però è forse il D.P.R. 28/10/1985, n. 782. All’interno del Titolo III (Doveri generali e particolari) l’osservanza dei regolamenti militari è esplicita e finanche prescrittiva: «Il personale della Polizia di Stato in divisa rende il saluto secondo le modalità previste per le Forze armate» (art. 16). Per quanto riguarda gli onori, le insegne e i distintivi (art. 17), la vigilanza degli immobili (art. 23), così come i servizi di rappresentanza (art. 40), si afferma ugualmente che il personale della Polizia debba uniformarsi a un regolamento militare: quello sul servizio territoriale e di presidio di cui al decreto del Ministro della Difesa del 19 maggio 1973 e successive modificazioni.

    Un esempio che rafforza ulteriormente la nostra argomentazione è infine il destino della figura dell’Ispettore di Polizia, che la 121/81 aveva inizialmente pensato come qualifica destinata ai servizi investigativi, non equiparabile quindi a un grado militare corrispondente in altre Forze. La sentenza della Corte Costituzionale n. 277 del 1991 ha però dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 43, c. 17, della 121/81, e dell’annessa tabella in quanto essi «non includono le qualifiche degli ispettori di polizia, così omettendo la individuazione della corrispondenza con le funzioni connesse ai gradi dei sottufficiali dell’Arma dei carabinieri». L’Ispettore di Polizia – ha quindi decretato la Corte – non è un titolare di funzioni investigative avulso dalla gerarchia, ma una qualifica che nell’espletamento concreto delle sue funzioni corrisponde di fatto a un grado militare.

    Si tratta di un’altra prova tangibile che il senso complessivo della riforma vada inteso come un equilibrio tra il superamento de iure dell’organizzazione militare e il mantenimento de facto di alcuni suoi aspetti, come dimostrano appunto le interpretazioni giurisprudenziali successive alla legge.

    Se dunque l’analisi della 121/81 e dei D.P.R. che hanno concorso a definire l’Ordinamento speciale dimostrano un legame non rescisso con il mondo delle stellette, questo è stato rimarcato dallo stesso Capo della Polizia, pur nella rivendicazione di una propria specifica identità. In particolare, durante la presentazione dei nuovi distintivi di qualifica (gradi) nell’aprile 2018, egli ha affermato che tale innovazione ha il significato di sottolineare la peculiarità dei compiti della Polizia, «non per segnare una distanza da quel mondo [militare], al quale riconosciamo uno straordinario patrimonio di professionalità e competenza».

    Anche sul piano propriamente araldico, la suddetta presentazione delle qualifiche ha confermato questa contiguità essenziale tra Polizia e Forze Armate. È infatti altamente significativo che sia stato ripreso e rielaborato lo storico fregio della Polizia con l’aquila dorata dalle ali spiegate che attraversa tutta la storia militare italiana ed europea – dalla Roma antica ai Savoia passando per il Sacro Romano Impero nel Medioevo – ed è tuttora adottato nella simbologia dell’Esercito per gli Ufficiali Generali e dello Stato Maggiore. Nell’universo delle forze della Repubblica Italiana, la Polizia di Stato e le Forze armate non sono pertanto distanti, bensì distinti nelle rispettive vocazioni e missioni, al comune servizio dello Stato e della Patria.

    Sul piano delle innovazioni si può affermare invece che l’Ordinamento speciale abbia conferito all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza – e segnatamente alla Polizia di Stato – un profilo organizzativo eclettico e dinamico. In questo senso l’Ordinamento ha avuto anche il merito di tracciare un percorso poi seguito da altri Corpi dello Stato, quali l’ex Corpo Forestale dello Stato e il Corpo di Polizia Penitenziaria, la cui struttura è stata resa più flessibile grazie a riforme in buona parte ispirate a quella della Polizia. La stessa Arma dei Carabinieri e il Corpo della Guardia di Finanza – pur mantenendo inalterata la propria fisionomia e organizzazione militare anche da un punto di vista formale – incarnano oggi una duttilità organizzativa raggiunta anche in conseguenza degli effetti ordinativi e degli stimoli generati dalla Legge di riforma 121/81.

    In conclusione, a quarant’anni dall’approvazione della legge, è forse giunto il tempo di abbandonare quell’idea secondo cui la riforma volesse mettere in evidenza che la Polizia rappresenti un organismo “non separato” dalla vita associata e dai cittadini (come se invece l’organizzazione militare anteriore alla riforma non fosse al servizio delle istituzioni democratiche della Repubblica). La riforma andrebbe invece interpretata e applicata per ciò che essa effettivamente è: una innovazione capace di rendere l’organizzazione della Polizia al passo con i tempi, rimarcando l’identità specifica di corpo e al contempo conservando le proprie tradizioni e filiazioni. Che restano orgogliosamente legate al mondo militare.

    Edited by giacal - 23/10/2022, 10:44
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    MOCCAGATTA

    Questa storia comincia quasi mezzo secolo fa quando giovane studente lavorai in un Ufficio Postale come trimestrale per guadagnare qualcosina. L’allora Vice Direttore in una delle pause di lavoro mi raccontò di aver avuto uno zio Sottufficiale di Polizia scomparso tanti anni prima in un sinistro stradale che lui e la famiglia consideravano strano. Lì per lì rimuginai un po’ su quelle parole che sapevano un po’ di misterioso e di affascinante, poi la vita prese la sua strada lontano ma senza che me ne dimenticassi mai.

    Il cognome era MOCCAGATTA. La famiglia MOCCAGATTA è una famiglia illustre e radicata sul territorio alessandrino e le sue origini con l’antico nucleo sono di Castellazzo Bormida, un piccolo centro di circa 4.500 anime a 12 km dal capoluogo, vicino al fiume Bormida. Tra i tanti ricordiamo il Capitano di Fregata Vittorio MOCCAGATTA, Medaglia d’Oro e d’Argento al Valor Militare, facente parte della X^ Flottiglia MAS, che partecipò alle azioni di Suda e Malta, dove cadde in combattimento nel Luglio 1941. Giuseppe che fu imprenditore, sindaco e dirigente sportivo; a lui è intitolato lo stadio comunale di Alessandria. Franco che fu giornalista noto tra l’altro per aver condotto nel periodo 1969 – 1972, la prima trasmissione radiofonica aperta al pubblico con Gianni BONCOMPAGNI, “Chiamate Roma 3131”.

    E altri ancora……nomi e vicende illustri e meno illustri tra i vari rami della famiglia, ma tutti conosciuti e stimati nella comunità locale. Castellazzo Bormida poi diede i natali ad un celebre poliziotto: il Questore Giovanni GASTI (1869-1939), criminologo,nonché l’inventore del metodo di catalogazione delle impronte digitali.

    Quella storia raccontatami mi è sempre rimasta impressa ed appena avutane la possibilità cercai di reperire ogni documento possibile per saperne di più. Come tutte le ricerche non è stato facile per il gran tempo trascorso ma alla fine qualcosa è venuto fuori.

    MOCCAGATTA Nicola, fu Stefano e BOIDI (altra stimata famiglia radicata sul territorio) Maria, nasce a Castellazzo Bormida (AL) il 1 Gennaio 1919 viene chiamato alle armi il 2 Maggio 1939, viene aggregato per istruzione al 42° Reggimento di Fanteria della Divisione “Modena”, rientra al Corpo della Guardia alla Frontiera a cui apparteneva e viene congedato dal Regio Esercito per arruolamento nel Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza il 5 Settembre 1940. Il foglio matricolare riporta annotazioni a matita tra cui “Aspirante Allievo Carabiniere”, “idoneo all’avanzamento al grado di Caporale” “ottima condotta” dalle quali si può già intuire un carattere disciplinato, dinamico ed il desiderio di prestare servizio in un corpo di polizia. Poi la comunicazione dell’indisponibilità al richiamo alle armi in quanto Allievo Agente di Pubblica Sicurezza frequentante il 28° corso di formazione presso la Regia Scuola di Polizia di Caserta. Un’altra annotazione a matita lo segnala come assegnato alla Questura di Verona.

    Impossibile sapere di più da questo momento fino agli anni antecedenti alla sua morte avvenuta il 12 Dicembre 1964 a Merano (BZ). Il sinistro, avvenuto sulla statale in prossimità di Sinigo, viene così descritto dai giornali dell’epoca. Venerdì 11 Dicembre 1964, alle ore 18:30 il MOCCAGATTA a bordo della sua Fiat 600 avrebbe iniziato un sorpasso durante il quale avrebbe sbandato andando prima ad investire un pedone che stava sull’altra lato della carreggiata e poi andando a collidere con un veicolo pesante che sopraggiungeva in direzione opposta. In tutti gli articoli si fa riferimento ad un possibile malore del conducente che decedeva per le ferite riportate all’ospedale di Merano il giorno successivo. Per ovvi motivi di riserbo evito di riprodurre gli articoli dei quotidiani dell’epoca perchè riportano i dati delle persone coinvolte che potrebbero essere ancora viventi.

    Il sinistro venne rilevato dai colleghi del Distaccamento della Polizia Stradale di Merano, poi disciolto. Tutti gli Uffici interessati hanno risposto di non avere nessun documento inerente il sinistro ed il collega in generale, tranne la Procura di Bolzano che dopo mesi non ha nemmeno risposto….. Dagli articoli dei giornali, sappiamo che all’epoca del sinistro il collega, che aveva prestato servizio presso l’Ufficio Politico Investigativo della Questura di Verona, era in servizio a Bolzano, presso un “Nucleo Mobile” o “Reparto Mobile”.

    E’ stato possibile parlare con una parente del Brigadiere MOCCAGATTA grazie alla cui gentilezza e disponibilità ho potuto avere qualche notizia in più. Lo descrive come una persona dal carattere forte e molto disciplinato come da educazione familiare, molto legato alla famiglia che veniva a trovare spesso e che riceveva anche nelle sedi di servizio. Mi ha raccontato (come il nipote tanti anni fa…) che in famiglia quell’incidente non aveva mai convinto e che lui si trovava molto bene a Verona ma molto male in Alto Adige dove non voleva più stare. La madre del Brigadiere ha poi dovuto intraprendere una lunga battaglia legale per vedersi riconosciuta la pensione per il servizio prestato dal figlio solo pochi anni prima della morte avvenuta nel 1976. E’ venuta fuori anche una dolce storia d’amore che Nicola aveva vissuto con una ragazza di Colonia conosciuta a Verona la quale poi ogni anno ha inviato tramite il servizio Interflora dal 1965 fino alla di lei morte avvenuta negli anni ’70, 45 rose rosse (gli anni di Nicola quando morì) nell’anniversario.

    Come poliziotti e conoscitori di certe dinamiche interne possiamo solo basarci sui dati di fatto certi e fare delle domande che rimarranno senza risposta. L’allora U.P.I. insieme alla Squadra Mobile era un Ufficio di punta di una Questura e non ci si andava come ora appena usciti da un corso, ma solo dopo essere stati valutati nell’espletamento di altri servizi secondo la prassi dei percorsi professionali progressivi. Nicola risulta aver prestato servizio per molti anni all’U.P.I. della Questura di Verona ed essere stato stimato. Un trasferimento ad un Reparto Mobile (che potrebbe essere stato il “Raggruppamento Mobile “Alto Adige” che aveva la 1^ Compagnia del Contingente del 2° Reparto Celere di Padova a Merano… ) avrebbe costituito una sorta di “retrocessione” per un elemento che si presume valido investigatore. Il fatto che nella circostanza gli siano state trovate in tasca diverse carte d’identità (carte d’identità o cartellini delle carte conservati nei Comuni?) come ci ha raccontato la parente, potrebbe far pensare ad un incarico a carattere investigativo sotto copertura nel periodo del terrorismo alto atesino, affidato ad un elemento di fiducia proveniente da altra città e quindi non conosciuto in loco, magari anche valutato sulla base della conoscenza della lingua tedesca dovuta alla relazione sentimentale.

    E’ ragionevole presumere che i colleghi della Polizia Stradale che hanno effettuato i rilievi lo abbiano fatto con scrupolo pur magari non sapendo del delicato incarico che svolgeva il MOCCAGATTA e quindi se l’autovettura fosse stata manomessa lo avrebbero scoperto. Ma anche di questo non vi può essere certezza dato che non è stato possibile visionare il fascicolo dei rilievi e se l’ipotesi del servizio sotto copertura fosse corretta, probabilmente i Comandanti della Specialità avrebbero potuto non esserne informati ed aver trattato il fatto come un comune sinistro stradale. Peraltro, il carattere, la formazione e l’educazione del Brigadiere MOCCAGATTA fanno pensare ad una persona che difficilmente avrebbe tenuto una condotta di guida scorretta od azzardata. Non risulta essere stata disposta autopsia quindi anche l’ipotesi di un malore improvviso non può essere verificata.

    La storia e le considerazioni con le ipotesi si fermano qui. Di certo agli atti c’è solo quello che viene descritto come un sinistro al pari di tanti altri.

    Concludo con due particolari raccontatimi. Nicola teneva molto alla cura della persona e pur nella condotta parsimoniosa aveva voluto concedersi un piccolo lusso secondo una moda dell’epoca acquistando un costoso paio di scarpe in pelle di coccodrillo che gli sono state sottratte nell’ultima notte trascorsa all’ospedale di Merano……il banale furto di un volgare ladro, uno spregio ad un poliziotto italiano o altro? Per principio non si esclude mai nulla ed una cosa di cui ci si dimentica spesso è che quel delicato Ufficio in cui Nicola prestava servizio allora come ora è spesso in contatto per ovvie ragioni con i Servizi di Informazione e Sicurezza.

    Nel malessere espresso ai congiunti si coglie tutta la profonda solitudine e disagio di un uomo che ha obbedito agli ordini ma che vive male una situazione……La famiglia era molto credente e praticante e poco prima della di lui morte la madre ha raccontato di aver sognato il figlio che la chiamava. Personale dell’ospedale confermò che poco prima di spirare Nicola aveva chiamato la mamma.

    Nicola riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Castellazzo Bormida……..

    Ognuno può trarre le conclusioni che preferisce da questa storia. Io preferisco concludere con le parole di un collega italiano del posto che mi ha aiutato nelle ricerche e che ringrazio: “Qui la tolleranza è stata ed è un grave errore”.

    Lo scopo del raccontare non è la ricerca del sensazionale ma il riportare con affetto la memoria del collega nel posto dove deve stare: insieme a quella degli altri colleghi caduti. Brigadiere di Pubblica Sicurezza MOCCAGATTA Nicola: PRESENTE!

    Per la Redazione Polizianellastoria: Iller Frasson

    Edited by POLIZIA NELLA STORIA - 20/4/2024, 15:57
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    REGOLAMENTO GENERALE



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    La richiesta di cancellazione di alcuni o di tutti i post da parte del loro autore verrà valutata caso per caso dallo Staff tenendo conto della funzionalità delle relative discussioni. Resta possibile naturalmente chiedere la cancellazione dell'intera discussione, ma tale richiesta dovrà essere adeguatamente motivata, fermo restando che la decisione finale resterà di competenza insindacabile degli amministratori.

    Nessun amministratore e nessun membro dello Staff è autorizzato a chiedere al singolo utente le credenziali di accesso al forum, nè alcun altro dato personale relativo alla registrazione sul forum. Conservatele quindi gelosamente e non comunicatele mai a nessun altro utente.

    Per quanto non espressamente previsto da questo regolamento, valgono le regole generali della Netiquette di Internet.

    APPENDICE AL REGOLAMENTO: Note relative alla Privacy



    L'utente che si iscrive alle piattaforme gestite da ForumFree accetta i seguenti termini e condizioni:

    Informativa sulla privacy

    I dati forniti a ForumFree S.R.L. ("ForumFree") nelle pagine dei siti web raggiungibili agli indirizzi (URL) forumfree.it, forumcommunity.net e blogfree.net al momento della registrazione e successivamente per l'utilizzo dei servizi di volta in volta forniti da ForumFree saranno trattati nel rispetto delle disposizioni di cui al Decreto Legislativo 196/2003 in materia di protezione dei dati personali ("Codice della Privacy"). Ai sensi dell'articolo 13 del Codice della Privacy, ForumFree informa l'utente di quanto segue.


    Finalità del trattamento

    A) Il trattamento dei dati, per i quali ForumFree richiede il consenso, si rende necessario per assolvere esclusivamente a finalità direttamente connesse e strumentali all'attivazione ed al funzionamento dei servizi forniti da ForumFree e quindi all'adempimento degli obblighi contrattuali assunti da ForumFree nei confronti degli utenti dei servizi, per l'adempimento agli obblighi previsti dalla legge, da un regolamento o dalla normativa comunitaria e per l'esercizio dei propri diritti in sede giudiziaria. Tali finalità comprendono:

    - l'erogazione dei servizi richiesti
    - la manutenzione e assistenza tecnica relativa ai servizi
    - la gestione di eventuali reclami e/o contenziosi
    - la prevenzione/repressione di frodi e di qualsiasi attività illecita
    - l'archiviazione dei dati personali presso server farm situate nell'Unione Europea sotto il diretto controllo del titolare e senza alcun trattamento da parte del gestore della server farm
    - la registrazione del dominio di secondo livello, a seconda del tipo prescelto, presso le competenti autorità internazionali (Registration Authorities, quali ICANN - Internet Corporation for Assigned Names and Numbers o NIC - Network Information Center)
    Ti informiamo che il conferimento dei dati per queste finalità è obbligatorio. In caso di rifiuto, risulterà impossibile completare il processo di registrazione e ForumFree non potrà erogarti i servizi richiesti.


    B) Previo Tuo espresso consenso e fino alla revoca dello stesso, i Tuoi dati personali potranno essere trattati direttamente - anche tramite una o più tecniche di comunicazione a distanza e/o sistemi automatizzati senza l'intervento di un operatore - oltre che per le finalità di cui al punto A), anche per la seguente finalità non strettamente collegata all'erogazione dei servizi richiesti, ovvero per invio di comunicazioni commerciali da parte di terzi.
    Il conferimento dei dati per la finalità di cui al presente paragrafo B) è facoltativo e dunque il rifiuto del consenso non produrrà alcuna conseguenza sull'erogazione dei servizi.


    Comunicazione dei dati

    All'interno di ForumFree i tuoi dati personali saranno trattati dai dipendenti addetti al servizio di customer care, che operano sotto la diretta autorità dei Responsabili del trattamento, se nominati, e che sono designati Incaricati del trattamento, avendo ricevuto, al riguardo, adeguate istruzioni operative nell'ambito delle rispettive funzioni.

    L'elenco aggiornato dei Responsabili del trattamento è consultabile sul sito Internet all'indirizzo forumfree.it.

    I dati personali dell'utente possono essere altresì comunicati, per le finalità sopra indicate, in via obbligatoria e necessaria all'erogazione dei servizi, esclusivamente a:

    - persone, società o studi professionali, che prestino attività di assistenza, consulenza o collaborazione a ForumFree in materia contabile, amministrativa, legale, tributaria e finanziaria;
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    I dati dell'utente non sono soggetti a diffusione, salvo il caso di inserimento obbligatorio nei database delle Registration Authorities aventi competenza sui domini registrati, che siano accessibili al pubblico tramite Internet e salvo il caso previsto dalle lettere e) ed f) della sezione B) dell'art. 2 e previo suo espresso consenso.


    Modalità del trattamento

    I dati vengono raccolti per via telematica, direttamente presso l'utente e trattati mediante operazioni di registrazione, consultazione, comunicazione, conservazione, cancellazione, effettuate anche con l'ausilio di strumenti elettronici, assicurando l'impiego di misure idonee per la sicurezza dei dati trattati e garantendo la riservatezza dei medesimi.
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    Diritti dell'interessato

    Ai sensi dell'articolo 7 del Codice della Privacy, l'utente ha diritto di ottenere, in ogni momento, la conferma dell'esistenza dei dati che lo riguardano e delle finalità per cui vengono utilizzati. Ha altresì il diritto di chiedere l'aggiornamento o la rettifica, la cancellazione o il blocco dei dati e di opporsi, in tutto o in parte, al loro trattamento.

    Per esercitare i diritti sopraindicati, nonché per ricevere informazioni relative ai soggetti presso cui i dati sono archiviati o ai quali i dati vengono comunicati ovvero sui soggetti che, in qualità di responsabili od incaricati, possono venire a conoscenza dei suoi dati, l'utente potrà rivolgersi al titolare.

    L'art. 7 del d.lgs. 196/2003 dispone:

    Diritto di accesso ai dati personali ed altri diritti

    L'interessato ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile.

    L'interessato ha diritto di ottenere l'indicazione:

    - dell'origine dei dati personali;
    - delle finalità e modalità del trattamento;
    - della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l'ausilio di strumenti elettronici;
    - degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante designato ai sensi dell'articolo 5, comma 2;
    - dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di rappresentante designato nel territorio dello Stato, di responsabili o incaricati.

    L'interessato ha diritto di ottenere:

    - l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi ha interesse, l'integrazione dei dati;
    - la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati;
    - l'attestazione che le operazioni di cui alle lettere a) e b) sono state portate a conoscenza, anche per quanto riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali i dati sono stati comunicati o diffusi, eccettuato il caso in cui tale adempimento si rivela impossibile o comporta un impiego di mezzi manifestamente sproporzionato rispetto al diritto tutelato.

    L'interessato ha diritto di opporsi, in tutto o in parte:

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    Edited by POLIZIA NELLA STORIA - 4/3/2024, 17:56
424 replies since 17/11/2019
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