Il capitano Sirio Donati

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    Uno dei compiti maggiormente sfiancanti per la Polizia Stradale è sempre stato quello riguardante la scorta alle gare ciclistiche che si svolgono in tutta la Penisola, dal blasonato Giro d’Italia alle gare più sconosciute, ma certo non meno coinvolgenti.

    Un simile servizio è disimpegnato dai motociclisti della nostra specialità che curano non soltanto la viabilità, ma anche la sicurezza del percorso garantendo il transito dei concorrenti in modo fluido e regolare. E’ un servizio che richiede sempre massima attenzione, accurata conoscenza del territorio e delle sue insidie. E’ un servizio che non ammette alcun errore, neanche minimo.

    Fin dagli anni Quaranta la storia della Polizia Stradale ci ha tramandato vecchie foto dei nostri Colleghi a bordo dei motoveicoli tra i più eterogenei, vestiti con uniformi che passarono dalle prime accozzaglie post-belliche alle sempre impeccabili uniformi con i “centauri”, dal grigioverde al bicolore. Colpisce sempre in tutte le epoche la massima cura della persona, dell’uniforme e del motoveicolo in dotazione: il fiore all’occhiello della Polizia italiana. Con tutte le condizioni meteo possibili e immaginabili, dalla canicola estiva alla pioggia torrenziale fino alla neve di alta montagna, la “Stradale” ha sempre disimpegnato la scorta alle gare ciclistiche con abnegazione e spirito di sacrificio. Talvolta anche estremo.

    stradaledonati
    Alcune immagini di varie epoche relative alle scorte effettuate dalla Polizia Stradale alle gare ciclistiche e motociclistiche (fonti fotografiche: Istituto Luce, ASAPS, “Il Centauro”, Polizia Moderna)


    17 giugno 1980.

    La Polizia Stradale toscana sta effettuando l’ennesimo servizio di scorta ciclistica: siamo in Versilia, la gara è una “internazionale” denominata “Gran Premio Città di Camaiore – Trofeo Riviera della Versilia”. Vi partecipano concorrenti giunti da tutta Europa ed essa costituisce un ottimo trampolino di lancio per arrivare al “Giro”. La Sezione Polizia Stradale di Lucca è mobilitata al gran completo, rinforzi sono giunti anche dalle sezioni delle provincie circostanti. Come sempre, in prima linea ci sono loro, i motociclisti: dispongono di pesanti Guzzi V7, moto indicate più per la viabilità veloce che per quei saliscendi continui della Versilia, fatti di tornanti e strade strette che mettono a dura prova uomini e mezzi.

    Tra loro c’è naturalmente il comandante della sezione di Lucca, il capitano Sirio Donati. E’ un giovane ufficiale di 30 anni, giunto a Lucca due anni prima dopo essersi arruolato diciannovenne nel Corpo delle Guardie di P.S. nel 1969. E’ ormai prossimo alla nomina a Maggiore, ciò nonostante è sempre a fianco dei suoi uomini in tutti i servizi, non importa quali: dal rilevamento di un “mortale” alle scorte ai trasporti eccezionali, egli è lì con loro. Quel giorno il capitano Donati viaggia a bordo di un’autovettura di servizio accompagnato dal proprio autista. Il suo compito è quello del coordinamento di uomini e mezzi anche di enti diversi; deve inoltre sovrintendere alla regolarità della logistica, dall’approvvigionamento di carburante alle soste dei suoi uomini per rifocillarsi.

    La gara si snoda lungo le colline della Versilia senza intoppi. Ma ci sono quelle moto, dannazione… Stancherebbero anche un bue. Nel primo pomeriggio la gara arriva in località Montemagno dove il capitano Donati si accorge che molti dei suoi uomini, soprattutto i ragazzini più giovani, sono letteralmente sfiancati. Continuare a far guidare loro quei pesanti mezzi a due ruote potrebbe significare coinvolgerli in pericolosi incidenti.

    E l’ufficiale non ci pensa due volte. Vede una giovane guardia che a stento riesce a mantenere ancora in piedi la sua Guzzi: è giovane, stravolto dalla fatica. Il comandante gli si avvicina: “Come va, ragazzo?” “Comandi, signor capitano! E’ un po’ dura, ma credo ancora di farcela…”. “Senta, lasci a me la sua moto e salga in macchina: in queste condizioni lei non è più in grado di proseguire”.

    Le parole devono essere state più o meno queste. Mi immagino lo sguardo di stupore e di ammirazione di quel giovane militare verso il suo comandante: barattare quel mostro infernale di Guzzi per la più comoda Alfetta deve essere stato come trovare un’oasi nel deserto.

    Il capitano Donati indossa il casco della giovane guardia e monta in sella alla moto, proseguendo la scorta. L’ufficiale è un esperto conduttore di motoveicoli: alla Stradale lo devi essere per forza. La gara prosegue lungo il suo percorso lungo la strada provinciale “Camaiore – Lucca”. E’ quasi finita, già i ragazzi pregustano il rientro in caserma. Ma il destino non la pensa allo stesso modo: la scorta arriva in località Burillo alle 18:15 di una bellissima giornata di sole ormai al tramonto. Il capitano Donati affronta l’ennesima curva, ma quella dannata Guzzi lo tradisce: il posteriore ha uno sbandamento provocando una collisione del bauletto esterno destro contro il guard-rail. E’ una strisciatura, ma l’impatto fa compiere all’avantreno della moto un’ulteriore sbandata sulla destra. E in quel punto c’è lui, l’immancabile platano. Maledizione, non ci fosse stato o se solo la moto lo avesse mancato, tutto sarebbe finito forse con un ruzzolone, magari qualche giorno di ospedale. E invece no: la moto impatta contro il tronco con la forcella anteriore disarcionando l’ufficiale che cade pesantemente al suolo rimanendovi esanime. Il veicolo strisciando a terra prosegue senza controllo andando a fermarsi a ridosso di un’auto che proviene in senso contrario. I soccorsi sono immediati.Tuttavia inutili.

    Il capitano Sirio Donati muore così, in una serata di inizio estate, per un gesto spontaneo di altruismo e generosità verso uno dei propri uomini.

    Oggi nel luogo della tragedia è presente una lapide: in marmo, semplice, con la foto dell’ufficiale in divisa. Poche parole, come doveva essere il suo stile. E lo stile del Corpo. Pochi conoscono questa storia: mi sono permesso di ricordarla in omaggio alle decine di colleghi della “Stradale” morti o rimasti gravemente feriti nell’adempimento del loro Dovere e il cui ricordo non può, non deve andare perduto.







     
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