Il vice ispettore Filippo Alberghina

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    Riproponiamo questo vecchio articolo scritto anni fa dal nostro compianto amico, collega e collaboratore Francesco Scinia

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    Il "Rapido 904" e il collega Filippo Alberghina

    (di Francesco Scinia)



    Il 23 dicembre 1984 il "Rapido 904", partito da Napoli e diretto a Milano, percorrendo la linea Firenze-Bologna imboccò, ad oltre 150 Km/h, il tunnel della Grande Galleria dell'Appennino, in località Vernio, presso San Benedetto Val di Sambro. Il treno era strapieno di viaggiatori, c'erano intere famiglie che stavano per raggiunge i parenti per trascorrere insieme le imminenti festività natalizie. Alle 19.08 il convoglio fu devastato da una terribile esplosione: una potente carica radiocomandata sventrò uno dei vagoni di centro, immediatamente travolto da quelli successivi, che si accartocciarono l'uno sull'altro in un interminabile schianto, un inferno di fumo, polvere, sangue e gelidi lampi nel buio. L'effetto della detonazione fu amplificato dalla galleria: una carneficina in cui trovano la morte 17 persone, mentre quasi 300 restarono ferite, molte in modo gravissimo. Giornali e TV consegnarono quell'attentato alla storia come la "strage di Natale del Rapido 904".

    L'ordigno, come emerse durante il processo, fu posto sul treno a Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella, in esecuzione di un piano criminale ideato da uno strano connubio fra mafia siciliana, camorra napoletana, eversione nera, massoneria ed apparati deviati dello Stato, in uno dei troppi episodi di "Strategia della tensione" aventi l'obiettivo di intimidire chi investigava sui traffici della criminalità organizzata e di instaurare un clima di terrore per destabilizzare l'ordine democratico, secondo un copione avviato una decina d'anni prima e sviluppato sul denominatore comune dei trasporti ferroviari, come la strage del treno Italicus (1974) e le bombe alla stazione di Bologna (1980).

    Le vittime di quella strage furono:

    * Giovanbattista Altobelli

    * Anna Maria Brandi

    * Angela Calvanese in De Simone

    * Anna De Simone

    * Giovanni De Simone

    * Nicola De Simone

    * Susanna Cavalli

    * Lucia Cerrato

    * Pier Francesco Leoni

    * Luisella Matarazzo

    * Carmine Moccia

    * Valeria Moratello

    * Maria Luigia Morini

    * Federica Tagliatatela (di appena 12 anni)

    * Abramo Vastarella

    Pochi giorni dopo, per le gravi ferite riportate, morirono anche Gioacchino Tagliatatela e Giovanni Calabrò.

    Ma le cronache dell'epoca sono concordi nel ricordare anche una diciottesima vittima di quel feroce attentato. Fra i soccorritori, mobilitati per recuperare i feriti e i poveri resti dei morti di quella tremenda strage, c'era il giovane poliziotto Filippo Alberghina, 29 anni, che, alla vista di quei brandelli martoriati, ebbe un crollo nervoso, fu scosso da irrefrenabili singhiozzi e non riuscì a prodigarsi nelle operazioni di ausilio. Per tutta la notte rivide quelle immagini strazianti, cercando di allontanarle dalla mente, ma lo shock fu insopportabile e, sopraffatto dall'orrore, si tolse la vita, impugnando per l'ultima volta la pistola d'ordinanza. In una lettera d'addio al padre e alle sorelle, confessò di non riuscire più a vivere in un'Italia ormai divenuta una "società maledetta", disse che si rifiutava di "continuare a vivere in questo mondo assurdo". Il suo suicidio divenne subito il simbolo di quanto in Italia, a causa del terrorismo, i tempi si fossero nuovamente incupiti e gli "anni di piombo" non fossero ancora terminati.

    Filippo Alberghina incarna la negazione dello stereotipo del poliziotto insensibile, corazzato ed incapace di commuoversi di fronte alle tragedie umane con cui quotidianamente è chiamato a confrontarsi. Non è un robot, è solamente un uomo. Forse troppo sensibile per svolgere adeguatamente un mestiere che richiede una buona dose di durezza, una scorza emotiva che non deve accusare cedimenti, sia per evidenti ragioni di autoconservazione, sia per garantire alla collettività un intervento efficiente e professionale. Nondimeno, la sua morte viene considerata come diretta conseguenza della strage, della quale fu certamente la diciottesima vittima, tanto da essere annoverato, in numerose pubblicazioni e perfino negli elenchi ufficiali del Ministero, come uno dei Caduti della Polizia di Stato nella lotta contro il terrorismo.
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