Nuovi distintivi di qualifica per la Polizia di Stato.... anzi, no!

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    Chi ha avuto la pazienza di seguire le nostre vicissitudini storiche non ha potuto non notare come l'evoluzione della Polizia italiana sia stata tra le più caotiche e forse tra le più irrazionali rispetto ad altre Forze di Polizia omologhe: abbiamo attraversato ben 6 cambi di denominazione, seppur per brevissimo tempo siamo stati perfino disciolti nel nostro "braccio armato", dal novembre 1943 all'aprile 1945 abbiamo convissuto con una "nuova" forza di polizia nella quale molti colleghi si trovarono proiettati dalla sera al mattino, abbiamo avuto due fasi di militarizzazione palese più altre tre di militarizzazione strisciante (in cui però gli aspetti di vita e disciplina militare furono portati all'esasperazione), infine - storia recente - fummo smilitarizzati.

    Personalmente se dovessi tracciare un grafico di questo spaccato lo vedrei comunque in ascesa. Lenta ma costante.
    I regolamenti del Corpo furono adeguati più o meno alacremente alla sua evoluzione, salvo un momento di "stagnazione" che va dal 1945 al 1981, periodo in cui il regolamento militare dimostrò il suo sempre maggiore scollamento dalla realtà quotidiana, sia sotto l'aspetto disciplinare che sotto quello della vita quotidiana degli appartenenti al Corpo delle Guardie di P.S..

    Questo scollamento sfociò nella tanto auspicata riforma della L. 121/81 che, sebbene applicata ad oggi solo in parte, ha portato un vento di novità che agli esordi assunse forza di vero uragano. Via la dicotomia funzionari civili / ufficiali, in soffitta stellette, sciarpe azzurre (salvo loro successivo ripristino....), abolizione dei titoli nobiliari (l'ufficiale era N.H., nobil homo), assorbimento della Polizia Femminile nella moderna Polizia di Stato, e questo solo per citare alcuni aspetti tra i principali.

    E sempre chi ha avuto la pazienza di osservare le nostre vicissitudini storiche non ha potuto fare a meno di notare che dalla riforma del 1981 si è sviluppato nel nostro Corpo un morbo silente, strisciante, perciò ancor più pericoloso: la progressiva avversione per l'uso dell'Uniforme e per ciò che è stato l'aspetto più "militare" della Polizia. Certo, per notarne i sintomi ci è voluto almeno un cambio generazionale, vale a dire l'uscita di scena per pensionamento o altro degli ex Ufficiali che, obtorto collo o no, dovettero accettare il transito in una "amministrazione civile a ordinamento speciale". I "duri e puri" delle stellette continuarono a essere estremamente inflessibili anche dopo l'approvazione del nuovo regolamento di disciplina (DPR 737/81) continuando a comportarsi con la medesima intransigenza di prima, sfruttando la debolezza del neonato movimento sindacale con il quale le prime interlocuzioni continuavano ad avvenire su un piano di assoluta disparità (altro che moderni tavoli di verifica e confronto semestrale!!). Ma il "nuovo" stava avanzando, giovani funzionari stavano approdando come Vice Commissari, già intrisi dei mores novii e affascinati da una nuova Polizia, dinamica e intraprendente.

    Come ho scritto, ci volle tempo, ma - sempre per non abbandonare Cicerone - gutta cavat lapidem: la goccia scava la roccia.
    Arriviamo così alla fine degli anni Novanta quando nei vari Uffici di polizia (fatte salve le specialità, Stradale in testa, sempre molto legate alle tradizioni) sempre più spesso le uniformi cominciarono a restare appese negli armadietti. All'inizio fu una tantum, magari solo durante i rientri pomeridiani, poi questo malvezzo iniziò ad allargarsi, spesso tollerato da coloro i quali avrebbero invece avuto il dovere regolamentare di far rispettare l'uso dell'Uniforme di servizio ma che in realtà erano i primi a lasciarla volentieri in naftalina.

    Ci si mise di mezzo il sempre maggiore deficit nella fornitura dei capi di abbigliamento, che divenne la più pervicace giustificazione al vestire gli abiti borghesi. Giustificazione suffragata in molti casi da alcune organizzazioni sindacali che fecero passare l'idea di una liceità di tale comportamento, evitando di trovare una soluzione al problema. D'altro canto, gli stessi funzionari e dirigenti, per timore di vertenze per comportamenti antisindacali, si guardarono bene dal mettere le cose in chiaro con decisioni anche severe o impopolari. Si arrivò così agli anni Duemila, quando a entrare in certi uffici non capivi se ti trovavi in strutture di Polizia oppure - col massimo rispetto per questi - in uffici comunali.

    Sì, certo, ogni tanto arrivava dal sup.min.int la circolare che richiamava anche in toni perentori l'attenzione dei questori all'uso corretto dell'Uniforme, minacciando strali, pestilenze e carestie in caso di inadempimento. Ma era come un temporale estivo che, una volta passato, lasciava dietro di sè più caldo di prima. E siccome l'italiano è una lingua bellissima, dove ogni parola ha un suo preciso significato, non ho mai potuto fare a meno di cogliere la contraddizione in termini del titolo di tali circolari, in particolare sull'accostamento del sostantivo USO all'aggettivo CORRETTO.
    L'Uniforme va indossata correttamente, perchè, forse c'è un altro modo?
    Poi però, guardandomi attorno, non ho potuto fare a meno di notare che moltissimi colleghi avevano ridotto l'Uniforme a una sorta di "albero di Natale", attaccandoci di tutto e dimenticandosi che ciò che va fissato sulla giacca deve essere stato A) autorizzato, B) trascritto sul proprio foglio matricolare e C) esposto secondo precise regole. Anche in questo caso, chi ha il dovere istituzionale di intervenire e fare rispettare questo aspetto (che non è di mera esteriorità) si guarda in genere bene dal farlo per evitare noie con i sindacati o per entrare in quella "guerra fra poveri" nella quale sembra talvolta che l'ordine gerarchico sia sovvertito.

    A mettere le cose a posto ci pensò il Capo della Polizia Gabrielli il quale impose una sonora inversione di rotta a partire proprio da quei funzionari o dirigenti che, soprattutto negli incontri con la stampa, apparivano sempre in borghese e che da quel momento furono costretti a indossare l'Uniforme. Ma fu tutto. Negli uffici si continuò - e si continua ancora adesso - a tollerare l'uso dell'abito civile. Ogni tanto un questore dà la sua strigliata, ma dopo qualche settimana le cose tornano a essere in genere quelle che erano prima.

    Arriviamo così al 2018 e alla decisione di cambiare i distintivi di qualifica della Polizia di Stato.
    Bisogna premettere che una tale decisione era stata paventata già all'alba della smilitarizzazione quando furono proposte alcune bozze di restyling rimaste tuttavia inattuate. Si continuò quindi con i vecchi gradi che, soprattutto per il ruolo dirigenti e funzionari, continuarono a ricalcare quelli ante-riforma.
    Sui gusti non si discute, ognuno è libero di pensarla come crede. Tuttavia il mantenimento dei vecchi distintivi di qualifica aveva un ritorno di immagine immediato con l'utenza: il cittadino sapeva con chi stava parlando. Questi gradi erano entrati così in profondità nel subconscio della popolazione, che ogni persona sapeva subito se si trovava di fronte a un graduato, a un sottufficiale o a un funzionario. Magari non sapeva il nome corretto della sua qualifica, ma sapeva subito se chi aveva davanti era un agente scelto, un "brigadiere", un "maresciallo" o qualcosa di più.

    La decisione di un cambio radicale dei distintivi di qualifica, entrata in vigore ufficialmente con il turno 7-13 del 14 luglio 2018 preceduta da una serie di circolari applicative del cui contenuto non se ne è più visto altro di maggiormente perentorio, inizia il suo percorso appena un anno prima con l'istituzione di una commissione di "grandi saggi" per lo studio dell'araldica. Se si pensa ai tempi generalmente elefantiaci della pubblica amministrazione in generale, il fatto che si sia arrivati all'adozione operativa dei nuovi distintivi di qualifica in poco più di un anno e mezzo la dice lunga sull'urgenza percepita dai vertici....
    Il nuovo restyling vide l'introduzione del "plinto" al posto dei "baffi" rossi per il ruolo Assistenti-Agenti, del "rombo" al posto dei "binari" per il ruolo Sovrintendenti, delle "formelle" al posto delle stellette per il ruolo dei Funzionari. Solo gli Ispettori continuarono a mantenere il "pentagono", già peraltro adottato all'indomani della creazione di questo nuovo ruolo nel 1983. Venne rivisitato lo stesso stemma araldico e l'Aquila, ora dotata del "bastone di comando" per le qualifiche da Ispettore Superiore in su. Per i funzionari fino a Primo Dirigente le "torri" sono state sostituite dall'Aquila turrita contornata da una mezzaluna mentre per i Dirigenti Superiori e Generali tale Aquila - stavolta su doppio binario - sostituisce la vecchia "greca".

    Il percorso istitutivo non fu privo di polemica, a partire dai costi. Un cambio radicale di tutta la buffetteria per circa 98mila operatori ebbe un costo di circa 5 milioni di euro. I sindacati eccepirono più volte la non opportunità di un simile esborso, soprattutto in relazione alle contingenze legate al mancato rinnovo del contratto di lavoro, all'inadeguatezza delle tariffe per le varie indennità (rimaste a quelle della fine degli anni Novanta), al deficit nelle forniture di vestiario e materiale di casermaggio che costringe tuttora molti colleghi a sborsare di tasca propria per comprare un'Uniforme decente.
    La seconda polemica scaturì dalla visione delle prime bozze dei nuovi distintivi di qualifica: la completa irriconoscibilità dei gradi tra lo stesso personale, figuriamoci poi tra i cittadini!! Difficoltà di riconoscimento ancora più accentuata con l'uso della divisa operativa dove i distintivi di qualifica sono più piccoli rispetto all'ordinaria e che, soprattutto in un teatro di ordine pubblico, avrebbe portato a non riconoscere un caposquadra da un funzionario o da un semplice operatore.

    Non servì a nulla. Le polemiche rimasero sul tavolo di contrattazione, tutte rimbalzate con sdegno al mittente quasi che la priorità davvero sentita dal vertice fosse solo quella di dare un taglio di forbice con il passato. Ma la saggezza popolare dice che la gatta frettolosa partorisce gattini ciechi. E così è stato. Tralasciando volutamente il discorso sulla spesa (che sarebbe già stato ABNORME in un periodo di vacche grasse) tutte le più infauste previsioni circa la confusione sul riconoscimento del "chi è cosa" si sono avverate creando situazioni surreali, grottesche e - arrivo a dire - vergognose. Come quel dirigente superiore di Polizia (e parliamo quindi di un generale "a una botta", per chi mastica linguaggio militare) che, durante una cerimonia istituzionale di primo livello, fu avvicinato dalla consorte di un prefetto che candidamente gli chiese: "Scusi, ma lei chi è?". O come quella pattuglia della Stradale composta da due Assistenti Capo impegnati in un posto di controllo che, nell'incrociare alcuni militari dell'Esercito che si erano fermati poco lontani, furono salutati alla visiera con tanto di tacchi sbattuti e di ordinativo dato da un caporale: i tre "plinti" rossi li avevano fatti scambiare per marescialli aiutanti......

    Ora - è notizia di questi giorni, ottobre 2023 - il nuovo Capo della Polizia prefetto Vittorio Pisani su sollecitazione delle OO.SS. che hanno raccolto tantissime lamentele in senso trasversale a tutta la Polizia, pare si stia muovendo per mettere mano a tale situazione. Si paventa addirittura un "ritorno al passato" con il ripristino dei distintivi di qualifica ante-luglio 2018 (che nel frattempo quasi tutti i magazzini hanno già smaltito...).

    Si prospetta dunque un nuovo stanziamento di danari in un periodo - quello attuale - dove le vacche non sono soltanto magre, ma addirittura emaciate, alcune addirittura in agonia.

    Lascio a voi, cari lettori, le considerazioni del caso. Da parte mia dico solo che se una cosa del genere fosse avvenuta nel privato, molti vertici avrebbero dovuto trovarsi un altro lavoro, sbattuti in strada "all'americana", con in mano solo uno scatolone di cartone con la cancelleria, la foto della famiglia e la onnipresente pianta di fico....
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    Guardia

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    Esattamente quello che tutti abbiamo pensato, ma abbiamo mandato giù il rospo! Sono fiducioso in questo ripensamento anche se costerà ai contribuenti una nuova spesa.
     
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1 replies since 28/10/2023, 09:43   139 views
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